Un nuovo studio condotto da Upwork ha scoperto che l'intelligenza artificiale (IA) sta aumentando il carico di lavoro e lo stress dei dipendenti. Secondo i dati, il 77% dei lavoratori che utilizzano l'IA riferisce un incremento delle mansioni, mentre il 71% degli impiegati a tempo pieno soffre di burnout. Contrariamente alle aspettative dei dirigenti, che vedono l'IA come una soluzione magica per la produttività, solo una minima parte delle aziende dispone di programmi di formazione adeguati.
In altre parole, con l’ingresso dell’AI i collaboratori si trovano a dover fare di più e dover gestire maggiori responsabilità. Ma qualcosa non funziona: o perché non sono pronti, e quindi manca formazione, o perché i dirigenti hanno male interpretato lo strumento finendo per chiedere troppo alle persone, spingendole appunto al burnout.
L'indagine ha coinvolto 2.500 persone tra dirigenti, dipendenti a tempo pieno e freelance in vari paesi, rivelando una significativa discrepanza tra le percezioni dei dirigenti e le esperienze dei lavoratori. Nonostante il forte ottimismo dei C-level riguardo all'IA, solo il 25% delle aziende ha programmi di formazione sull'IA e solo il 13% ha strategie efficaci per migliorarne l'uso.
Inoltre, il 47% dei dipendenti non sa come utilizzare l'IA per migliorare la propria produttività, indicando una necessità di maggiore formazione e supporto. Questo divario di comprensione e aspettative tra dirigenti e lavoratori evidenzia l'urgenza di strategie più efficaci per l'integrazione dell'IA.
L’impressione, per questo 47% di lavoratori, è che si sia dato loro lo strumento AI con una generica indicazione sul produrre di più nello stesso tempo, senza però spiegare né insegnare come usare lo strumento.
Le conseguenze del burnout sono gravi: un terzo dei lavoratori intervistati prevede di lasciare il proprio lavoro nei prossimi sei mesi a causa dello stress e del sovraccarico.
Un ulteriore studio condotto dall'American Psychological Association, poi, evidenzia che il burnout è un fenomeno diffuso (qui un’altra conferma), con il 59% dei lavoratori statunitensi che dichiarano di essere esauriti nel proprio lavoro attuale. Lo stress sul posto di lavoro ha raggiunto livelli record, con più della metà della forza lavoro che non riesce a trovare un equilibrio tra vita professionale e personale. Questo squilibrio è particolarmente evidente tra i lavoratori con meno sicurezza finanziaria, come i giovani.
Una battuta d’arresto?
Ma allora non è vero che introdurre l’AI in azienda permette di ottimizzare i costi, aumentare la produttività e migliorare i margini? Probabilmente è vero, ma come con ogni novità ci dovrà essere un periodo di assestamento.
Inevitabilmente, alcuni hanno pensato - e pensano ancora - che l’AI sia una specie di bacchetta magica, sufficiente da sola ad aumentare i margini. Naturalmente non è così, ma noi esseri umani siamo sempre alla ricerca di soluzioni magiche, persino nel razionalissimo mondo della tecnologia.
Il risultato di uno strumento usato male è che non si ottengono i risultati sperati, e che le persone coinvolte subiscano conseguenze negative. Se metto una sparachiodi in un cantiere dove nessuno ne ha mai vista una, senza spiegare a nessuno cos’è e come si usa, probabilmente servirà un’ambulanza entro poche ore.
Con l’AI è la stessa cosa, ma in proporzione maggiore. È uno strumento incredibilmente potente, ma dobbiamo prenderci il tempo necessario, e fare gli investimenti adeguati, per imparare a padroneggiarlo. Altrimenti si rischia di fare più danni che altro.