Mercato 10 lavori ben pagati e non minacciati dall'AI
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14/07/2025

Un nuovo rapporto identifica le 10 carriere con alta crescita, stipendi elevati e basso rischio automazione: dominano sanità e scienze applicate.

10 lavori ben pagati e non minacciati dall'AI

Il panorama lavorativo globale sta vivendo una trasformazione senza precedenti, con l'intelligenza artificiale che si prepara a ridisegnare completamente il mercato del lavoro nei prossimi anni. Mentre colossi della consulenza come Goldman Sachs prevedono che l'AI potrebbe sostituire 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno e McKinsey stima che 375 milioni di lavoratori potrebbero essere sostituiti entro il 2030, emergono però delle professioni che sembrano resistere a questa rivoluzione digitale. La chiave per sopravvivere alla tempesta dell'automazione potrebbe risiedere proprio in quelle competenze che rendono gli esseri umani insostituibili: la capacità di cura, il giudizio critico e la presenza emotiva.

Le professioni che sfidano l'automazione

Una recente analisi condotta da Resume Genius ha identificato dieci professioni che combinano caratteristiche vincenti: stipendi elevati (almeno 49.500 dollari), crescita occupazionale significativa (superiore al 10% tra il 2023 e il 2033) e un rischio di automazione contenuto (inferiore al 50%). Il risultato è sorprendente: tutte le professioni individuate appartengono ai settori sanitario e delle scienze applicate.

Eva Chan, esperta di carriere di Resume Genius, sintetizza efficacemente il concetto: "L'AI può scrivere codice e fare calcoli, ma non può confortare un paziente o prendere decisioni in situazioni critiche. I lavori più sicuri al momento sono quelli più umani".

La classifica delle professioni a prova di AI

Al vertice della classifica troviamo il ricercatore informatico, con uno stipendio mediano di 149.910 dollari e una crescita prevista del 26%, nonostante un rischio di automazione del 31%. Seguono professioni sanitarie come l'assistente medico e l'infermiere specializzato, entrambi con rischio zero di sostituzione da parte dell'AI.

La lista completa include veterinari (125.510 dollari, crescita del 19%), manager dei servizi sanitari, logopedisti, analisti della ricerca operativa, epidemiologi, esperti di logistica e, sorprendentemente, tecnici di turbine eoliche che, pur con lo stipendio più basso della lista (62.580 dollari), vantano una crescita occupazionale del 60%.

L'AI può scrivere codice ma non può confortare un paziente

L'allarme degli esperti del settore

Le preoccupazioni non arrivano solo dalle società di consulenza. Geoffrey Hinton, considerato il "padrino dell'AI" per le sue ricerche pioneristiche e vincitore del Premio Nobel, ha dichiarato in un'intervista che "l'AI sostituirà semplicemente tutti" nei lavori impiegatizi. La sua previsione è ancora più specifica: una persona affiancata da un assistente AI potrà svolgere il lavoro che precedentemente richiedeva dieci persone.

Dario Amodei, CEO di Anthropic, ha rincarato la dose affermando che nei prossimi cinque anni l'AI potrebbe causare un aumento della disoccupazione del 20%, eliminando la metà di tutti i lavori impiegatizi di livello base.

La strategia della resistenza umana

Ciò che emerge dall'analisi è un pattern chiaro: le professioni che sopravvivranno all'ondata dell'automazione sono quelle che richiedono competenze intrinsecamente umane. Il contatto diretto con i pazienti, la capacità di prendere decisioni in situazioni complesse e imprevedibili, l'empatia e la comprensione emotiva rappresentano barriere invalicabili per l'intelligenza artificiale attuale.

I range salariali di queste professioni "a prova di AI" variano dai 62.580 ai 149.910 dollari annui, dimostrando che la sicurezza lavorativa non significa necessariamente rinunciare a compensi competitivi. La ricerca ha utilizzato dati del Bureau of Labor Statistics americano per stipendi e crescita occupazionale, mentre ha valutato il rischio di automazione attraverso calcolatori di probabilità specializzati.

In un'epoca in cui la tecnologia avanza a ritmi vertiginosi, la lezione sembra essere chiara: le professioni del futuro saranno quelle che valorizzano al massimo le capacità unicamente umane, quelle che nessun algoritmo, per quanto sofisticato, potrà mai replicare completamente.

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