Il volto della digitalizzazione aziendale sta attraversando una metamorfosi senza precedenti, spinta da due forze apparentemente contrapposte ma intimamente connesse: l'esplosione dell'intelligenza artificiale e la crescente preoccupazione per l'autonomia tecnologica. I responsabili IT delle aziende italiane ed europee si trovano oggi a dover bilanciare l'entusiasmo per le potenzialità dell'AI con l'esigenza strategica di ridurre la dipendenza da fornitori esteri, in particolare statunitensi. Questo duplice imperativo sta ridefinendo le priorità e le modalità operative delle imprese, trasformando il ruolo stesso del Chief Information Officer in quello di vero e proprio orchestratore del cambiamento organizzativo.
Il ritorno dei server locali e la rivoluzione cloud sovrano
Quella che gli esperti definiscono "Geopatriation" rappresenta uno degli sviluppi più significativi per il 2026. Si tratta di un fenomeno che vede le organizzazioni riportare dati e applicazioni dai cloud pubblici globali verso soluzioni regionali o addirittura infrastrutture interne. Secondo le previsioni di Gartner, oltre il 75% delle aziende europee e mediorientali adotterà entro il 2030 strategie di geolocalizzazione dei carichi di lavoro virtuali, contro meno del 5% nel 2025.
La fiducia verso i fornitori esteri si è significativamente erosa, spingendo non solo le pubbliche amministrazioni ma anche il settore privato verso soluzioni open source e provider locali. "Poiché non esiste una piena autonomia tecnologica, le organizzazioni si concentreranno sulla mitigazione dei rischi e sul controllo selettivo dei livelli chiave", evidenzia Capgemini nel suo recente rapporto sulle tendenze tecnologiche. In Europa occidentale, il 61% dei CIO ha già dichiarato l'intenzione di incrementare l'utilizzo di cloud locali, mentre il 55% considera le tecnologie basate su codice aperto elementi fondamentali delle future strategie infrastrutturali.
Flavia Marzano, membro dell'Advisory Board degli Osservatori Agenda Digitale e Smart City del Politecnico di Milano, sottolinea come l'open source stia ricevendo attenzione crescente da parte di governi e responsabili IT in tutta Europa, proprio in quanto garanzia di maggiore sovranità. Questa evoluzione porta a quello che Capgemini definisce Cloud 3.0, dove architetture ibride, private, multi-cloud e sovrane non costituiscono più una nicchia ma diventano elementi strutturali per il funzionamento dell'intelligenza artificiale.
Quando l'AI incontra la reingegnerizzazione dei processi
Parallelamente alla questione della sovranità tecnologica, l'intelligenza artificiale sta ridisegnando completamente il concetto stesso di trasformazione digitale. Quasi la metà delle aziende italiane intervistate nell'ultima Digital Business Transformation Survey di TIG dichiara di essere ormai pienamente digitale e di non parlare più di semplice trasformazione: ora lo sguardo è rivolto oltre, verso quello che viene definito AI transformation.
Sara Volino Coppola, Chief Information & Digital Officer di Alia Multiutility, offre una prospettiva illuminante: "C'è ancora tanto da fare per la trasformazione digitale delle imprese. Certamente c'è il potenziale di rivoluzionare il nostro modo di lavorare, se ragioniamo non in ottica di digitalizzazione di processo, ma di ridisegno complessivo dei processi supportato dall'AI". L'azienda ha già implementato la raccolta dei rifiuti basata su algoritmi predittivi che pianificano le uscite dei mezzi in base al livello di riempimento dei cassonetti, ridisegnando completamente il modo di lavorare degli operatori.
Ma le possibilità vanno ben oltre l'ottimizzazione operativa. Volino Coppola immagina un futuro in cui l'azienda non si limita a rispondere alle sollecitazioni dei clienti, ma li contatta proattivamente per spiegare anomalie nelle fatture o fornire assistenza preventiva. "Con l'AI il limite è la fantasia: in teoria si possono ricostruire tutti i processi con una nuova ottica, propositiva e proattiva", afferma.
La sfida culturale: formare per trasformare
Alessandro Franchi, CIO di Maddalena, azienda leader negli strumenti di misura dell'acqua e dell'energia termica, individua nella formazione continua il vero fulcro della trasformazione digitale del 2026. "L'aspetto formazione è imprescindibile in tutte le situazioni, dalla cybersicurezza all'introduzione di nuovi strumenti come l'AI", dichiara. "La formazione costruisce la cultura della trasformazione digitale come percorso continuo, con aggiunte costanti".
La questione è particolarmente critica per le organizzazioni più piccole e per la pubblica amministrazione locale. Daniele Crespi, Responsabile sviluppo servizi innovativi ed eGovernment presso Gruppo Maggioli, evidenzia come la carenza di competenze digitali avanzate sia particolarmente grave nella PA locale. "In genere, imprese e PA con un'età media alta e difficoltà ad assumere giovani sono svantaggiate e questo rappresenta un ostacolo alla trasformazione", osserva Crespi.
Flavia Marzano aggiunge un ulteriore elemento di riflessione: la necessità di diversity nell'addestramento dell'intelligenza artificiale. "L'AI addestrata su dati fortemente orientati al mondo maschile rischia di generare molte carenze cognitive", afferma. "Sull'AI occorre la massima diversity per ridurre al minimo bias e allucinazioni".
Change management: il cuore pulsante della trasformazione
L'esperienza di AMA, la municipalizzata romana che gestisce i servizi ambientali della Capitale, illustra perfettamente come la tecnologia da sola non basti. Lucio D'Accolti, CIO dell'azienda, racconta di una sfida che unisce digitalizzazione e gestione del cambiamento organizzativo. "Dobbiamo avere la capacità di affrontare la prossima gara offrendo processi digitalizzati e persone pronte per il digitale, perché questo si traduce in un migliore servizio per i cittadini", spiega.
Con 90 sedi e addetti dislocati su tutto il territorio romano, AMA sta lavorando per portare ciascun dipendente a conoscere e condividere gli obiettivi aziendali. "Il change management è il cammino che abbiamo intrapreso e che pensiamo di portare a frutto in un paio d'anni, unendo l'anima amministrativa-decisionale con quella operativa", afferma D'Accolti. L'obiettivo è che tutti si sentano parte dell'azienda per affrontare la sfida del 2029, quando scadrà l'attuale concessione.
Camilla Bellini, Research & Content Manager di TIG-The Innovation Group, conferma che la mancanza di cultura digitale risulta spesso la prima barriera ai progetti di trasformazione. "La trasformazione esige un approccio non solo top down, ma bottom up: affinché si possa concretizzare la vision, ci deve essere la capacità delle persone di accettare e fare proprio il cambiamento", commenta.
Il CIO diventa architetto del futuro aziendale
In questo scenario complesso, il ruolo del Chief Information Officer si sta evolvendo radicalmente. Non più semplice responsabile dell'infrastruttura IT, il CIO moderno deve integrare competenze tecniche con capacità strategiche, sensibilità al rischio e attenzione alla compliance normativa, come l'AI Act europeo che caratterizzerà le strategie del 2026.
Andrea Benetello, CIO di Cherry Bank, sintetizza efficacemente questa evoluzione: "C'è un grande cambiamento che sta caratterizzando l'IT degli ultimi anni: il CIO deve mettere insieme tanti aspetti diversi, fare formazione, essere più attento alla sicurezza, al rischio e alla compliance". Il ruolo richiede ormai uno sguardo complessivo sull'azienda e la capacità di fungere da collante tra tecnologia, processi, sicurezza, conformità, risorse umane e business.
La Digital Business Transformation Survey di TIG conferma che le aziende si aspettano dai responsabili IT una crescente focalizzazione su strategia e innovazione. Bellini spiega: "Il CIO deve allineare le iniziative IT alle strategie aziendali portando la prospettiva tecnologica ai vertici e stabilendo un dialogo continuo con il top management". Una trasformazione del ruolo che, pur aumentando la complessità e le responsabilità, rende il lavoro più stimolante e strategicamente rilevante, trasformando i CIO in veri protagonisti del successo aziendale nell'era dell'intelligenza artificiale e della sovranità digitale.