Hewlett Packard Enterprise ha presentato i risultati di un sondaggio globale che ha coinvolto oltre 8.600 decision maker di tutti i settori privati e pubblici in 19 Paesi, e ha indagato la data maturity delle organizzazioni, ovvero la loro capacità di creare valore dai dati.
Secondo il rapporto, la valutazione sintetica media è di 2,6 su una scala di 5, e solo il 3% delle organizzazioni raggiunge il livello di maturità più elevato; il dato riferito all’Italia è in linea con i risultati globali.
Claudio Bassoli, Presidente e CEO di Hewlett Packard Enterprise Italia, ha commentato: “Esiste un ampio consenso sul fatto che i dati abbiano un enorme potenziale per far progredire il modo in cui viviamo e lavoriamo. Tuttavia, liberare questo potenziale richiede un cambiamento nelle strategie di trasformazione digitale delle organizzazioni”.
“È dunque necessario che mettano i dati al centro dei loro percorsi di trasformazione per colmare le lacune attuali, rafforzare la loro autonomia e consentire la collaborazione tra ecosistemi di dati, ha proseguito Bassoli.
Le capacità gestionali
Il sondaggio è basato su un modello di maturità sviluppato da HPE e ha valutato la capacità delle organizzazioni di creare valore dai dati. Il livello più basso (1) è noto come “data anarchy” dove i dati sono isolati e non analizzati, mentre il livello più alto (5) è chiamato “data economics” dove i dati vengono sfruttati strategicamente per ottenere risultati.
Il 14% delle organizzazioni è al livello 1, il 29% al livello 2, il 37% al livello 3, il 17% al livello 4 e solo il 3% al livello 5; in Italia i dati sono simili.
La mancanza di capacità di gestione e valorizzazione dei dati limita la possibilità di raggiungere obiettivi come l'aumento delle vendite (30%), l'innovazione (28%) e il miglioramento della customer experience (24%). In Italia, gli obbiettivi principali sono l’aumento delle vendite per il 34% degli intervistati, l'innovazione per il 32% e il miglioramento della customer experience per il 23%.
Il sondaggio mostra che le organizzazioni hanno ancora molto lavoro da fare per estrarre il massimo valore dai dati. Solo il 13% considera la data strategy come una parte fondamentale della strategia aziendale, e il 48% (33% in Italia) non alloca budget per le iniziative relative ai dati.
Solo il 28% (29% in Italia) ha un focus strategico su prodotti o servizi data-driven. La metà degli intervistati afferma di non utilizzare metodologie di machine learning o deep learning, ma si affida a fogli di calcolo o report preconfezionati per l'analisi dei dati.
Per creare valore dai dati, le organizzazioni devono aggregare dati e insight da diverse fonti, come ad esempio dati di telemetria dai prodotti o dati sui pazienti per la diagnostica medica.
Il controllo sul cloud
Il basso livello di maturità dei dati è evidenziato dalla mancanza di un'architettura globale di dati e analisi. Il 34% degli intervistati ha dichiarato che i dati sono isolati in singole applicazioni o posizioni, mentre solo il 19% ha implementato un data hub centrale che fornisce accesso unificato ai dati.
La maggior parte degli intervistati (62%) ritiene importante avere il controllo sui propri dati e su come estrarne valore. Oltre la metà dei rispondenti (52%) teme però che i monopolisti dei dati abbiano troppo controllo sulla capacità di creare valore.
Il 39% sta rivalutando la propria strategia cloud a causa di aumenti dei costi, preoccupazioni sulla sicurezza, necessità di un'architettura più flessibile e mancanza di controllo sui propri dati.
“A causa della massiccia crescita dei dati all'edge, le organizzazioni hanno bisogno di architetture ibride edge-to-cloud in cui il cloud arriva ai dati, non viceversa. HPE GreenLake offre alle organizzazioni la possibilità di accedere, controllare, proteggere, governare e liberare il valore dei dati ovunque, con un'esperienza coerente dall'edge al cloud", ha dichiarato Bassoli.