Tecnologia AI ridefinisce il ruolo IT e dei CIO aziendali
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30/10/2025

L'AI sta trasformando il lavoro IT dall'ingegneria al customer service. I CIO devono investire in formazione, mentorship e trasparenza per trattenere i talenti.

AI ridefinisce il ruolo IT e dei CIO aziendali

L'intelligenza artificiale sta ridisegnando il panorama professionale del settore tecnologico in modo tanto rapido quanto dirompente. Mentre le aziende riducono le assunzioni tradizionali e ripensano le competenze richieste ai propri dipendenti, emerge un quadro complesso fatto di licenziamenti, riorganizzazioni e una crescente pressione sui lavoratori IT affinché si adattino velocemente al cambiamento. La sfida per i responsabili tecnologici è chiara: gestire questa transizione senza perdere i talenti migliori.

Il mercato del lavoro tech in contrazione

I numeri parlano chiaro e delineano una tendenza preoccupante. Secondo il rapporto "2025 Technology Workforce Report" di Indeed, a luglio 2025 le offerte di lavoro nel settore tecnologico erano diminuite del 36% rispetto all'inizio del 2020. Il calo riguarda soprattutto le posizioni entry-level e junior, scese del 34%, mentre i ruoli manageriali e di livello intermedio hanno subito una riduzione del 19%.

Lindsey Fagan, stratega globale per i clienti di Indeed, spiega che si tratta di un fenomeno duplice: "Da un lato assistiamo a un generale raffreddamento del settore tecnologico, dall'altro a una trasformazione strutturale innescata dall'intelligenza artificiale". Le mansioni ripetitive vengono automatizzate, innalzando le barriere d'ingresso per i nuovi professionisti.

Ridefinire i ruoli anziché eliminarli

La vera rivoluzione non riguarda solo quanti posti di lavoro esistono, ma cosa fanno concretamente i professionisti IT. Manu Sud, vicepresidente senior della tecnologia presso AvidXchange, non ha dubbi: "Con l'avvento dell'AI generativa, il fulcro delle competenze si sta spostando verso il prompt engineering, l'integrazione dell'intelligenza artificiale e la risoluzione di problemi complessi".

Gli sviluppatori junior rappresentano l'esempio più lampante di questo cambiamento. Storicamente assegnati a compiti come la scrittura di codice base, il debugging e la documentazione, oggi vedono molte di queste attività affidate alle macchine. Le aziende cercano ora figure capaci di definire problemi, valutare il codice generato dall'AI e possedere competenze trasversali più ampie.

L'AI è un copilota, non un pilota: il controllo resta umano

Un dato significativo emerge dalla ricerca di Indeed: il 37% dei lavoratori tecnologici ha visto il proprio ruolo ridefinito o ristrutturato negli ultimi due anni a causa dell'AI generativa. Il 52% ha assistito a ricollocazioni interne, mentre il 26% ha testimoniato licenziamenti o eliminazioni di mansioni direttamente collegati all'adozione dell'intelligenza artificiale.

La paura dell'obsolescenza e il rischio fuga

Sebbene solo il 23% dei professionisti tema concretamente di perdere il lavoro a causa dell'AI, il dato più allarmante per le aziende è un altro: il 41% cercherebbe attivamente un nuovo impiego se assistesse a licenziamenti legati all'automazione, anche senza esserne direttamente colpito. Questo fenomeno sottolinea quanto sia cruciale comunicare in modo trasparente le strategie aziendali relative all'intelligenza artificiale.

Lindsey Fagan di Indeed evidenzia l'importanza di riprogettare le posizioni junior: "Invece di affidargli compiti routinari, bisogna coinvolgerli nella gestione della qualità dei dati, nella valutazione degli output dell'AI, nel pensiero sistemico e nell'uso responsabile della tecnologia". Secondo l'esperta, questo approccio va combinato con programmi di mentorship robusti per sviluppare competenze ampie e potenziale di leadership fin dall'inizio della carriera.

Formazione continua: il vero investimento strategico

Le aree verso cui vengono ricollocati i dipendenti riqualificati sono principalmente cybersicurezza, analisi dati e ruoli direttamente legati all'intelligenza artificiale. Ma la formazione offerta dalle aziende appare spesso inadeguata agli occhi dei lavoratori: il 54% degli intervistati conferma che la propria organizzazione fornisce percorsi formativi, ma il 33% li ritiene insufficienti. Inoltre, il 64% percepisce una pressione moderata o forte riguardo al miglioramento continuo delle competenze.

AvidXchange ha risposto a questa esigenza introducendo corsi obbligatori di prompt engineering per tutti i dipendenti. "Il prompt engineering è una competenza fondamentale per aumentare produttività ed efficienza quando si lavora con l'AI generativa", spiega Sud. L'azienda ha registrato tassi di utilizzo più elevati dell'intelligenza artificiale e un miglioramento qualitativo sia dei prompt che dei risultati generati.

Ma la tecnologia da sola non basta. Sud insiste sull'importanza culturale: "È fondamentale creare un ambiente in cui le persone sentano di mantenere il controllo anche nell'era dell'AI". L'azienda incoraggia tutti i dipendenti a sperimentare direttamente con gli strumenti di intelligenza artificiale, favorendo un apprendimento organico che accompagna l'evoluzione tecnologica.

Il mentoring tra pari come acceleratore

Un dato interessante emerge dal "2025 Technology Hiring Trust Gap Report" di Dice: i professionisti di livello intermedio mostrano la maggiore familiarità con l'adozione dell'AI, mentre sia i neoassunti che i professionisti senior tendono a opporre maggiore resistenza ai processi lavorativi centrati sull'intelligenza artificiale.

Sud conferma questa dinamica nella propria organizzazione: "Gli sviluppatori di livello intermedio accolgono volentieri l'AI e sono propensi alla sperimentazione. I senior, invece, si mostrano scettici o lamentano che l'AI generi codice approssimativo o non comprenda il contesto, finendo per aumentare il carico di lavoro con cicli di correzione automatica".

Tuttavia, negli ultimi diciotto mesi gli strumenti di AI sono migliorati significativamente in termini di intelligenza, efficienza e comprensione contestuale. Questo progresso ha gradualmente aumentato la familiarità anche tra i dipendenti senior di AvidXchange. L'azienda ha capitalizzato la capacità di adattamento dei professionisti di medio livello istituendo programmi di mentoring interno, affiancando chi padroneggia l'AI a colleghi meno esperti o sicuri nelle proprie capacità.

Attraverso una piattaforma interna, i dipendenti possono sperimentare direttamente con gli strumenti di intelligenza artificiale, sviluppando competenze in modo naturale. "Sempre più dipendenti stanno abbracciando l'AI e integrandola organicamente nelle attività quotidiane di sviluppo software", riferisce Sud.

Guardare avanti senza dimenticare le persone

Per implementare con successo l'intelligenza artificiale preservando i talenti, le aziende devono combinare tre elementi: una visione realistica, comunicazione trasparente su ambiti di applicazione e cambiamenti di ruolo, e una cultura organizzativa che favorisca apprendimento e sperimentazione.

Lindsey Fagan di Indeed sintetizza la strategia vincente: "L'approccio intelligente sta nell'equilibrio. Utilizzare l'AI per incrementare la produttività, ma reinvestire il tempo guadagnato in mentoring, riqualificazione e sviluppo delle nuove generazioni". Il suo monito è chiaro: "Ignorare questo aspetto significa allontanare i giovani talenti e compromettere il futuro aziendale. Le organizzazioni che vinceranno nel lungo periodo saranno quelle che usano l'AI per amplificare il valore umano, non per escluderlo".

Fonte: cio.com

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