Scenario L'economia sommersa frena la crescita italiana
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27/11/2025

L'Italia attraversa una fase delicata: crescita debole, mercato del lavoro instabile e conti pubblici in difficoltà. Servono riforme urgenti.

L'economia sommersa frena la crescita italiana

L'Italia si trova di fronte a un paradosso difficile da decifrare: mentre i numeri dell'occupazione raggiungono livelli record con centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro creati ogni anno dal 2021, la produttività continua a calare e la crescita economica langue inesorabilmente verso lo zero. Con una previsione di incremento del PIL attestata al modesto 0,5% per l'anno in corso, il Paese è scivolato nuovamente nelle ultime posizioni della classifica dell'Eurozona, trasformandosi ancora una volta nel fanalino di coda di un'area economica che fatica a trovare slancio. La domanda che si pone con urgenza è se questa dinamica rappresenti semplicemente l'esaurimento naturale della ripresa post-pandemica o se invece nasconda squilibri strutturali più profondi che richiedono un cambio di paradigma nella politica economica nazionale.

Il mistero della cassa integrazione nell'era del pieno impiego

Un segnale particolarmente inquietante emerge dall'andamento della cassa integrazione, che contraddice apertamente i numeri apparentemente positivi dell'occupazione. Nei primi nove mesi del 2025, le ore autorizzate di cassa integrazione sono schizzate del 19% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, raggiungendo quota 430 milioni di ore. I settori trainanti dell'economia italiana manifestano segni evidenti di stress: il comparto metalmeccanico guida la classifica delle ore autorizzate, tallonato dall'industria dell'abbigliamento, entrambi pilastri tradizionali del tessuto produttivo nazionale.

La traiettoria discendente del PIL racconta una storia di declino progressivo che va ben oltre le conseguenze della pandemia. Dal rimbalzo spettacolare dell'8,3% registrato nel 2021 – frutto del confronto con l'anno del lockdown – l'economia italiana ha imboccato una parabola discendente inesorabile: 1,3% nel 2023, 0,7% nel 2024, fino all'attuale 0,5%. Parallelamente, l'economia sommersa cresce rigogliosa con un incremento del 10,4% rispetto al 2021, mentre l'evasione fiscale secondo le stime dell'Agenzia delle Entrate avrebbe raggiunto l'impressionante cifra di 100 miliardi di euro, con un balzo del 17,5% rispetto agli 82,5 miliardi stimati ufficialmente nel 2021.

L'allarme di Panetta: una questione di credibilità nazionale

Nel suo discorso all'inaugurazione dell'anno accademico 2025-2026 della Scuola di Polizia Economico-Finanziaria, il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta ha lanciato un monito che va oltre la semplice questione fiscale. "L'economia irregolare e l'evasione fiscale ostacolano la crescita e intaccano i principi di equità su cui si fonda la convivenza civile", ha dichiarato Panetta, sottolineando come contrastare l'economia sommersa significhi non solo recuperare risorse per le finanze pubbliche, ma anche rafforzare la credibilità delle istituzioni, difendere la dignità del lavoro e tutelare la libertà di impresa.

L'evasione non è solo un problema fiscale, ma un investimento mancato nella crescita duratura

Secondo il governatore, nonostante l'incidenza dell'economia sommersa sia diminuita del 2% dal 2011, i danni che essa provoca richiedono "un deciso intervento di risorse finanziarie e di persone". Un appello che sembra rivolto principalmente a chi governa, benché la responsabilità, secondo un approccio più ampio, dovrebbe coinvolgere l'intera collettività e le istituzioni nel loro complesso.

Il paradosso dei lavoratori poveri in un mercato occupazionale in espansione

L'aumento costante dell'occupazione dal 2021 – con 334mila nuovi posti nel 2022, 481mila nel 2023 e 350mila nel 2024, concentrati principalmente nel settore terziario – ha certamente portato nelle casse dello Stato oltre 30 miliardi di maggiori entrate fiscali. Tuttavia, questo fenomeno non ha affatto migliorato la produttività del lavoro, che è anzi calata dell'1%. Il risultato è drammatico: circa un lavoratore su dieci, pur avendo un'occupazione continuativa, si trova al di sotto della soglia di povertà lavorativa, con un reddito familiare inferiore ai 30.000 euro annui.

L'indebolimento strutturale dell'industria manifatturiera e della produzione automobilistica, unito alla crisi del Made in Italy, non può essere compensato dal boom del turismo. Sebbene il settore turistico abbia generato nel 2024 un valore aggiunto di 220 miliardi di euro, pari al 13% del PIL, questo dato rimane inferiore al 18,9% rappresentato dall'industria, che vale 408 miliardi. L'Italia, per mantenere il suo posto nel G7, ha bisogno di un tessuto industriale robusto, non solo di un terziario in espansione.

Tempeste geopolitiche e rivoluzioni tecnologiche: l'urgenza di cambiare rotta

Lo scenario internazionale sta attraversando trasformazioni epocali che richiedono risposte immediate e coraggiose. La guerra in Ucraina, la crisi in Medio Oriente e lo sconvolgimento globale delle relazioni commerciali causato dalla politica dei dazi di Trump si sommano alle sfide interne legate alla vulnerabilità climatica, all'innovazione tecnologica, alla digitalizzazione e all'intelligenza artificiale. Questo intreccio di fattori esige un cambiamento radicale nella politica economica governativa.

Limitarsi a celebrare i risultati ottenuti nella gestione della finanza pubblica – deficit di bilancio sotto il 3% e spread ridotto a circa 70 punti base – per quanto significativi, non basta a evitare che la stagnazione economica diventi l'orizzonte definitivo dell'azione di governo. Il costo della vita è esploso: i generi alimentari sono aumentati del 24,8% rispetto al 2021, mentre le retribuzioni del lavoro dipendente non hanno recuperato l'inflazione del 17%, registrando un divario negativo dell'8,8% rispetto al 2021.

Dalla tolleranza all'azione: serve un atto di verità fiscale

Il Paese ha raggiunto un punto di non ritorno, nonostante gli oltre 100 miliardi di euro investiti attraverso il PNRR, prevalentemente in opere pubbliche. Non è più sostenibile che il governo giustifichi l'immobilismo adducendo la scarsità di risorse nel bilancio pubblico. Per rilanciare l'economia è necessario stimolare la domanda aggregata e rafforzare la competitività delle imprese, e le risorse finanziarie per farlo esistono: vanno semplicemente cercate dove si nascondono.

Il "mare magnum" dell'evasione fiscale deve essere affrontato con determinazione e con gli strumenti informatici oggi disponibili. Nell'era della digitalizzazione e dell'intelligenza artificiale, con l'enorme quantità di dati a disposizione dell'Agenzia delle Entrate, sarebbe tecnicamente possibile colpire un fenomeno che genera la massima ingiustizia sociale. Invece, sorprendentemente, il governo sembra orientato non a sconfiggere l'evasione, ma a proporre la "pace fiscale" attraverso il rinnovo del concordato preventivo – che condona cinque anni di infedeltà fiscale con una modesta sanzione del 10% – e la rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali.

L'iniquità del sistema fiscale italiano non deriva, come sostiene la presidente del Consiglio, da un "fisco poco amico", ma dall'intollerabile tolleranza di questo e dei precedenti governi. Per affrontare le sfide del futuro servono riforme strutturali, ma soprattutto occorre una massa critica di risorse finanziarie che non può essere reperita né attraverso ulteriore indebitamento pubblico né con ipotesi di patrimoniali. La montagna dell'evasione va scalata con determinazione. Lo stesso governatore Panetta ha ribadito che per vincere sul sommerso "dobbiamo proseguire la via delle riforme, rendere più efficiente l'amministrazione pubblica, sostenere il tessuto produttivo". In questa direzione risuonano attuali le parole di Keynes: "È davvero senza speranza cercare l'effetto psicologico delle proprie azioni; la cosa migliore in assoluto in ogni circostanza è dire la verità e agire".

Fonte: forbes.it

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