News Google AI delude Rolling Stone con note stonate
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24/09/2025

Penske Media, editore di Rolling Stone e Billboard, accusa Google di usare i suoi contenuti senza consenso per i riassunti AI della piattaforma.

Google AI delude Rolling Stone con note stonate

Il mondo dell'editoria americana si mobilita contro quello che considera un nuovo abuso di posizione dominante da parte di Google. La controversia riguarda le sintesi generate dall'intelligenza artificiale che il colosso di Mountain View posiziona in cima ai risultati di ricerca, riducendo drasticamente il traffico verso i siti web originali. Penske Media, gruppo editoriale proprietario di testate iconiche come Rolling Stone, Billboard e Variety, ha deciso di portare la questione davanti a un tribunale federale di Washington D.C., aprendo un precedente che potrebbe ridefinire i rapporti tra Big Tech e industria mediatica.

Il ricatto digitale secondo Penske

L'accusa formulata da Penske Media dipinge un quadro inquietante delle pratiche commerciali di Google. Secondo la casa editrice, il gigante tecnologico avrebbe imposto una sorta di ricatto digitale: per vedere i propri siti inclusi nei risultati di ricerca, gli editori devono accettare che i loro articoli vengano utilizzati gratuitamente per le sintesi IA. Una strategia che sfrutta la posizione quasi monopolistica di Google, che secondo una sentenza giudiziaria dello scorso anno controlla quasi il 90% del mercato della ricerca online.

La denuncia sostiene che senza questa leva coercitiva, Google sarebbe costretta a negoziare compensi equi per riutilizzare i contenuti delle testate giornalistiche o per addestrare i propri sistemi di intelligenza artificiale. "Abbiamo la responsabilità di combattere proattivamente per il futuro dei media digitali e preservarne l'integrità, tutto ciò che è minacciato dalle attuali azioni di Google", ha dichiarato Penske Media.

La rivoluzione delle AI Overviews

La controversia ha origine dal lancio delle AI Overviews nel maggio 2024, una funzionalità che Google ha presentato come un miglioramento dell'esperienza utente. Questi riassunti automatici appaiono frequentemente in cima ai risultati di ricerca, spesso sostituendo completamente i tradizionali link ai siti web. L'obiettivo dichiarato è offrire agli utenti un accesso più rapido alle informazioni, ma la conseguenza pratica è una drastica riduzione del traffico verso le fonti originali.

La battaglia legale potrebbe ridefinire i rapporti tra Big Tech e industria mediatica

Questa trasformazione sta costringendo le aziende a ripensare completamente le proprie strategie di search engine optimization e pubblicità online. Il modello di business tradizionale dell'editoria digitale, basato sulla generazione di traffico attraverso i motori di ricerca, si trova così sotto attacco diretto.

Un fronte comune contro l'intelligenza artificiale

Il caso Penske non rappresenta un episodio isolato, ma si inserisce in una battaglia più ampia che vede contrapposti il settore dell'intelligenza artificiale e l'industria dei contenuti. Solo la settimana scorsa, Anthropic ha accettato di pagare 1,5 miliardi di dollari per chiudere una causa intentata da un gruppo di autori che accusavano la startup di aver utilizzato illegalmente i loro libri per addestrare i propri modelli IA.

Il movimento di protesta ha dimensioni internazionali: due mesi fa, l'Independent Publishers Alliance ha presentato una denuncia antitrust alla Commissione Europea, sostenendo che le AI Overviews di Google costituiscono un abuso della posizione dominante dell'azienda nel mercato della ricerca online. L'alleanza degli editori indipendenti argomenta che posizionare le sintesi in cima ai risultati penalizza sistematicamente i contenuti originali.

La difesa di Google

Dal canto suo, Google respinge le accuse definendole "prive di merito" e rivendica i benefici delle proprie innovazioni. Un portavoce dell'azienda ha spiegato che le AI Overviews migliorano l'esperienza degli utenti e continuano a indirizzare traffico verso una varietà di siti web. La posizione ufficiale sostiene che "le nuove esperienze IA nella ricerca permettono alle persone di porre ancora più domande, creando nuove opportunità per contenuti e aziende di essere scoperti".

Tuttavia, questa argomentazione non convince gli editori, che vedono nelle sintesi automatiche una minaccia esistenziale al proprio modello di business. La causa intentata da Penske Media rappresenta il primo grande test legale per stabilire se e come le aziende tecnologiche debbano compensare i creatori di contenuti per l'utilizzo del loro lavoro nell'era dell'intelligenza artificiale generativa.

Fonte: pymnts.com

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