Il meccanismo delle licenze che divide il mercato
Al cuore della disputa si trova una strategia di licenza che Microsoft applica ai suoi software più diffusi, inclusi Windows Server e SQL Server. La politica permette ai clienti di trasferire le licenze già possedute per installazioni on-premise direttamente su istanze cloud che girano su Azure, la piattaforma di Microsoft. Tuttavia, chi desidera effettuare la stessa operazione su servizi concorrenti come Google Cloud o Amazon Web Services deve acquistare nuove licenze, con costi che secondo Google possono arrivare a essere cinque volte superiori per la migrazione di carichi di lavoro legacy verso cloud rivali.
Questa asimmetria nel sistema di licenze crea un incentivo economico sostanziale per le aziende a scegliere Azure rispetto ad altre piattaforme cloud. La strategia non è passata inosservata alle autorità di regolamentazione: l'autorità britannica per la concorrenza e i mercati (CMA) ha concluso l'anno scorso che le politiche di licenza di Microsoft stavano effettivamente limitando la scelta nel mercato cloud, anche se non ha ancora imposto misure correttive concrete.
L'accordo europeo che ha diviso il settore
La situazione in Europa ha vissuto un momento di svolta controverso quando Microsoft ha raggiunto un accordo con CISPE (Cloud Infrastructure Service Providers in Europe), l'organizzazione che rappresenta 27 operatori cloud europei e che aveva presentato una denuncia formale nel 2022. L'intesa, che includeva un risarcimento economico e condizioni contrattuali modificate, ha portato al ritiro della denuncia da parte di CISPE, che successivamente ha addirittura ammesso Microsoft come membro.
Tuttavia, l'accordo non ha eliminato le restrizioni sulle licenze per i cosiddetti "listed providers" come AWS e Google, scatenando accuse di corruzione commerciale nei confronti di CISPE. Google ha espresso particolare disappunto per l'intesa, sostenendo che non risolve il problema fondamentale della concorrenza sleale nel mercato cloud europeo.
La lentezza regolatoria come ostacolo alla concorrenza
Il problema principale identificato da Google risiede nei tempi di reazione delle autorità regolatorie, che sembrano inadeguati rispetto alla velocità di evoluzione del mercato tecnologico. Sono passati due anni da quando la CMA britannica ha annunciato la sua indagine sulla concorrenza nel mercato dei servizi cloud, e altrettanto tempo è trascorso da quando Amit Zavery, all'epoca vice presidente di Google Cloud, aveva avvertito che i regolatori stavano impiegando troppo tempo per risolvere questioni simili.
L'esempio di Teams integrato in Office/Microsoft 365 illustra perfettamente questa dinamica temporale. Quando Microsoft ha offerto di separare Teams dalla suite Office dopo una denuncia di Slack alla Commissione Europea, Zavery aveva commentato che l'intervento arrivava "troppo poco, troppo tardi", dato che Microsoft aveva già costruito una base installata di centinaia di milioni di utenti Teams.
Le prospettive future e la risposta di Microsoft
Nel frattempo, anche negli Stati Uniti la Federal Trade Commission ha avviato un'indagine antitrust su Microsoft alla fine dell'anno scorso, segnalando un interesse globale per queste pratiche commerciali. Google mantiene la pressione sui regolatori europei, sostenendo che "le pratiche restrittive di licenza cloud danneggiano le imprese e minano la competitività europea" e chiedendo un intervento immediato per porre fine a quelle che definisce pratiche anticoncorrenziali.
Microsoft, dal canto suo, respinge le accuse e sottolinea di aver risolto amichevolmente preoccupazioni simili sollevate dai fornitori cloud europei. Un portavoce dell'azienda di Redmond ha dichiarato: "Microsoft ha risolto amichevolmente preoccupazioni simili sollevate dai fornitori cloud europei, anche dopo che Google sperava continuassero a fare causa. Avendo fallito nel persuadere le aziende europee, ci aspettiamo che Google fallirà similmente nel persuadere la Commissione Europea". La battaglia legale si preannuncia quindi destinata a continuare, con implicazioni significative per il futuro dell'innovazione tecnologica e della competitività nel mercato cloud europeo.