La tecnologia EDGE è una delle più complesse da spiegare perché rappresenta una ottimizzazione estrema di tecnologie già esistenti e i casi d’uso variano tantissimo a seconda del progetto da andare a completare.
Approfittando del Weekend di gara SBK di Imola, Lenovo ci ha portati nel paddock del team Aruba.it Racing – Ducati Team, dove l’uso di tecnologie edge ha permesso di risolvere una crisi importante nata durante la pandemia.
Lenovo e Aruba sono partner di lunga data nel settore datacenter, ma dal 2015 hanno iniziato un’avventura nel campionato SuperBike a corollario dell’accordo che ha portato Aruba.it a diventare il team ufficiale Ducati. Ovviamente, già da subito la gestione dell’IT è stata complessa: “Sui circuiti,” – ci ha raccontato Alessandro de Bartolo, amministratore delegato e country manager Infrastructure Solutions Group di Lenovo Italia – “la moderna gestione della squadra prevede che ci sia una dotazione informatica di tutto rispetto per gestire i dati che arrivano dalle moto, ma i server si trovano a lavorare in condizioni molto diverse da quelle estremamente controllate di un datacenter.”
In pista, le temperature possono diventare davvero elevate dal momento che si gareggia molto in estate e a volte possono essere piuttosto basse. Inoltre, c’è il problema del trasporto che sottopone tutta l’attrezzatura a sollecitazioni meccaniche non proprio salutari per schede madri, memorie e connettori. Di conseguenza, il “datacenter portatile” che in passato si spostava di pista in pista era già un mezzo miracolo, ma poi è arrivato l’elemento destabilizzante.
“Durante la pandemia” – ci racconta Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba e team principal del team Aruba.it Racing – Ducati – “c’è stata una forte crisi logistica. I prezzi dei trasporti sono esplosi e questo ha portato l’organizzazione della SBK a mettere un tetto a questa categoria di spesa, costringendo tutti i team a ridurre drasticamente il volume e il peso delle merci trasportate”.
Per la parte informatica, si trattava di fare scelte difficili: dove prima si portavano addirittura batterie di ricambio per gli UPS, adesso si trattava di trovare un modo per riuscire a far stare i server nelle nuove specifiche di spedizione. Per fortuna, proprio in quei mesi Lenovo fece uscire i primi dispositivi pensati per l’utilizzo remoto sul campo, in pratica dei server destinati all’edge computing.
“Fu una combinazione fortunata” – continua Cecconi – “che ci permise di ridurre alla metà il volume della cassa della infrastruttura tecnologica da spedire, senza fare nessuna rinuncia sul fronte delle prestazioni.”
Questo è il dettaglio più impressionante: “improvvisamente” si passò da server pensati per stare nelle coccolatissime condizioni di un datacenter a dispositivi in grado di operare in ambienti con temperature da zero a cinquantacinque gradi, esposti a polvere e vibrazioni, facilmente trasportabili e resistenti agli urti. Oggi un singolo Lenovo ThinkSystem SE350 si occupa di tutto, occupando solo mezzo slot di un rack.
“I server edge” – specifica de Bartolo – “hanno risolto brillantemente il problema presentatosi, ma hanno anche dimostrato di poter funzionare in ambienti davvero esigenti come quelli delle corse, dove spostamenti e condizioni sanno essere davvero complicate. In più, lo fanno senza rinunciare a due elementi essenziali: la potenza e l’affidabilità”.
Quello dell’affidabilità è un tema estremamente importante nell’ambient delle gare, dove ogni secondo conta e un disservizio non può durare ore, né minuti, ma deve essere risolto in pochi secondi.
“Quella dell’affidabilità e della semplicità di manutenzione” – dice Cecconi – “è uno dei temi più interessanti per noi di Aruba per moltissimi progetti che stiamo valutando. Per gestire i cabinet di fibra, per esempio, serve potenza direttamente nel cabinet e dal momento che questo deve trovarsi entro al massimo 10km dall’utente finale, al momento ce ne sono una marea disseminati per l’Italia. Per risolvere i problemi servono macchine che possano essere connesse e disconnesse anche da personale poco specializzato, in modo da poter coprire tutto il territorio con un numero ragionevole di risorse. Si arriva al dispositivo guasto, lo si sostituisce e poi lo si fa rientrare per la riparazione, senza far uscire sistemisti o altre figure specializzate dalle sedi centrali”.
Un altro utilizzo importante delle tecnologie edge lo si vedrà nei progetti collegati alle smart cities che sono sempre più presenti. “A Barcellona” – racconta de Bartolo – “Lenovo sta lavorando a un progetto in cui server edge devono essere collocati nelle strade della città, in mezzo a polvere, temperature che possono diventare altissime o sottozero e vibrazioni indotte dai mezzi pesanti.” Solo della tecnologia specifica può gestire situazioni così complesse da un punto di vista fisico e logico. I dispositivi edge permettono la realizzazione di progetti che fino a poche decine di mesi fa erano impensabili se non a costi esorbitanti e con rischi notevoli da un punto di vista dell’affidabilità.